ALCUNI CENNI SULL'ARENA
Oggi quel recinto ellittico nel quale sorge la Cappella degli Scrovegni e ridotto a giardino pubblico, ma conserva ancora le forme di un anfiteatro romano ad uso dei combattimenti dei gladiatori. Che quello fosse veramente un anfiteatro adibito a quelle lotte, lo prova una lapide trovata negli scavi che si fecero per le fondamenta del caffè Pedrocchi. Tale lapide dice di una donna chiamata Purricina che innalza un sepolcro al marito che fu un gladiatore morto in combattimento nell'Arena patavina.
L'Arena ha uno spazio interno di forma ovale lungo metri 76 e largo 39, ed il muro esterno aveva invece i due diametri di metri 134 per 97. Fra i due muri c'erano i corridoi le scale e superiormente le gradinate per gli spettatori che potevano essere parecchie migliaia. Quel luogo si e conservato intatto fino al 601 nel quale anno, come tutta la città, venne distrutto dai Longobardi, e quei muri che ancor vediamo rimasero in piedi perché furono sepolti dalle soprastanti macerie.
Quelle macerie rimasero di proprietà pubblica, e quando settant'anni dopo si ricostruì Padova vennero in gran parte adoperate. In seguito anche lo spazio rimase per vari secoli di dominio pubblico. finché nel 1090 l'imperatore di Germanio Enrico IV qui dominante lo donò a Milone Vescovo di Padova, il quale per pagare alcuni suoi debiti vendette il rimanente materiale più grosso. In seguito divenne proprietaria di quel sito la potente famiglia padovana Delesmanini, alla quale apparteneva la celebre Speronella, l'eroina di Rocca Pendice. Più tardi l'acquisto Enrico Scrovegni, il figlio dell'usuraio che Dante colloco nell'Inferno, ed Enrico nel 1300 vi fece edificare la Cappella e la fece dipingere da Giotto. Dopo il 1400 l'Arena divenne proprietà dei conti Foscari di Venezia, i quali abbellirono il palazzo che esisteva di fianco alla cappella e che era stato costruito dai Delesmanini, palazzo che non si sa perché venne demolito nel 1840 e coi suoi materiali venne fabbricata quella. modesta casa dietro la Chiesa. L'Arena e Cappella divennero proprietà del Comune di Padova soltanto nel 1880 dopo una lunga lite coi conti Gradenigo, lite vinta dal Comune per opera del valente e compianto avv. Giacomo Levi-Civita morto senatore del Regno il 30 marzo 1922.
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